Cinquant’anni fa la Chiesa cristiana si è imbarcata per un viaggio di auto-esame. Ha selezionato forme di adorazione, modelli di leadership e, in alcuni ambienti, è stata persino sollevata la questione se la congregazione dovesse continuare nella sua forma presente.
Mentre è essenziale che noi continuiamo a valutarci, l’ossessione verso l’analisi normalmente porta all’immobilità . Quando al millepiedi, che non aveva mai avuto problemi a camminare in precedenza, fu chiesto con quale dei suoi mille piedi iniziasse ogni giorno, fu gettato in una tale confusione che si ritrovò totalmente incapace di andare avanti. La mancanza di crescita della Chiesa in Europa può essere attribuita ad una varietà di virus spirituali che attraversano il continente. Attualmente, nel Regno Unito vengono predicati cinquantamila sermoni ogni settimana, che hanno come esito duemila decisioni »€œ di non frequentare più la chiesa!
Spesso si incolpano i politici laici fondamentalisti, sempre più militanti e secolari, che tentano di marginalizzare »€œ persino di sradicare »€œ la cristianità dalla vita pubblica. Quelli che fanno parte dei media e della politica parlano in continuazione di tolleranza – con l’apparente avvertimento che tutto dovrebbe essere tollerato ad eccezione di coloro che si professano cristiani impegnati.
Mentre non nego questi fattori, e qualche volta avendo io stesso combattuto pubblicamente per difenderne la veridicità , si deve anche dire che parte del cedimento della Chiesa è dovuto al mancato allineamento del suo punto focale che ha avuto come risultato una crisi d’identità .
È poco sincero da parte della Chiesa presentare se stessa come una vittima. Noi occidentali non abbiamo nemmeno iniziato a capire che cosa realmente significhi la persecuzione.
Si calcola che la Chiesa clandestina in Cina abbia raggiunto gli ottanta milioni di credenti con una struttura gerarchica minima o inesistente. Questo punto non è per denigrare la struttura, poiché può esserci una debolezza intrinseca nella carenza di forma sistemica, ma la Cina serve a dimostrare che la crescita può avvenire anche quando non c’è un’infrastruttura ideale.
Tra coloro che stanno veramente soffrendo ci sono le decine di migliaia di vittime del genocidio in Sudan diretto principalmente alla Chiesa cristiana. Gli orrori perpetrati in Corea del Nord portano anche in una prospettiva più chiara il contesto di un dolore protratto.
Le chiese si dividono e si spaccano per minuzie. Parti della chiesa insistono, come pecoroni, a dare la caccia ai topolini mentre i leoni stanno distruggendo il paese, oppure stanno dipingendo lo steccato mentre la casa va a fuoco.
In un mio precedente libro, “Cuori aperti, mani aperte”, attirai l’attenzione sull’apparente tendenza delle denominazioni a bloccarsi in uno spazio temporale che spesso corrisponde al periodo in cui precedentemente avevano sperimentato il loro maggior potere. Questo senso di predominio si può riflettere nella supremazia politica per le chiese gi affermate, o in un picco di crescita per le chiese recenti. Possiamo notarlo nella musica e nelle vesti medioevali di un gruppo, negli inni dell’ottocento in un altro o nella musica gospel che ricorda gli anni ’50. In molte chiese c’è un salutare eclettismo che può trarre il meglio da ognuno di questi.
Il problema sorge quando un gruppo o un altro conclude che la sua forma »€œ nella musica, nella liturgia o nella struttura della Chiesa »€œ sono la parola finale di Dio sull’ecclesiologia contemporanea, ovvero che i loro otri, vecchi o nuovi, riflettono una superiorità spirituale. Un grande popolo non può essere confinato in una tale camicia di forza o imbalsamato nella nostalgia color seppia dei «bei vecchi tempi».
Alcuni, come Pietro sul monte della trasfigurazione, vogliono costruire un riparo per preservare il senso della gloria di Dio fermando l’orologio in un periodo di particolare benedizione. Un altro punto di vista radicale è che la Chiesa dovrebbe essere decostruita nel suo più piccolo comune denominatore e, nelle molte occasioni in cui si è tentato di fare questo, si è trovata evaporata nell’etere.
Ciò di cui possiamo essere certi è che la Chiesa, cosà ¬ come è espressa oggi, in molti casi è una pallida parodia di ciò che era ai tempi del Nuovo Testamento, e certamente lo è rispetto a come dovrebbe essere. Richard Halverson, quando era cappellano del Senato degli Stati Uniti ha dichiarato, cosà ¬ come citato nella rivista Leadership, volume 19, che la Chiesa iniziò come una comunione di uomini e donne centrata su Cristo. In Grecia divenne una filosofia. A Roma divenne un’istituzione. In Europa divenne una cultura, per poi diventare un’impresa in America.
Il ben intenzionato Movimento per la Crescita della Chiesa, combattendo forze spirituali di mercato alle soglie del ventesimo secolo, ci ha incoraggiato a porci degli obiettivi. Questo, si pensava, avrebbe spronato i leader e le congregazioni ad uscire dalla loro percepita compiacenza. Le persone, però, rimasero presto deluse. Nessuno ha dubitato sulla motivazione, ma ben presto è seguita la disillusione. Il problema con la delusione non è che le persone sono tristi per aver fallito, ma che diventano demotivate per ritentare.
Le persone sopportano le montature solo fino ad un certo punto. Possiamo tracciare un paragone con i membri di una congregazione che ha ascoltato un susseguirsi di pastori che sono arrivati e poi andati promettendo ognuno una panacea che poteva curare ogni malattia se solo si fosse riusciti ad «afferrare la visione». Benché la visione sia essenziale per la leadership efficace e per il suo sviluppo, non ogni «visione» proviene dai leader che hanno cercato la mente di Dio per avere la chiave del contesto della comunità . In molti casi sarà cosà ¬, in troppi altri, no.
I concetti importati dalle altre culture sono quasi sempre incompatibili con la maniera in cui le chiese funzionano altrove, proprio come la maggior parte dei programmi Apple non funzionano in un PC. Non significa che i sistemi operativi abbiano errori intrinseci, è solo che non si possono scaricare programmi indiscriminatamente ed aspettarsi che funzionino su ogni sistema.
Non c’è dubbio che il suono delle sirene del carro della banda ecclesiastica è allettante e la loro capacità di seduzione non dovrebbe essere sottovalutata. Il nucleo della loro influenza si nutre della frustrazione. Per i frustrati terminali deve esserci una risposta, un piano, un proiettile d’argento che entrerà nel centro del bersaglio e proverà loro che sono andati a segno.
Quando il nostro criterio del successo sono solo gli obiettivi statistici, incontreremo una pletora di insidie »€œ le cui due più serie sono un allontanamento dal mandato biblico e la creazione di un sistema fallace di valutazione delle prestazioni col quale criticare il successo sia a livello individuale che come chiesa locale.
Io sono cosciente del fatto che ci sono tre libri dell’Antico Testamento che si dedicano per la maggior parte alla raccolta di dati statistici. Sono anche conscio che nel Nuovo Testamento Gesù ha chiaramente espresso ai Suoi discepoli che la ragione per la quale erano stati chiamati era di «portare frutto». Ma non parlava di un frutto che potesse essere contato, pesato e mostrato. Si riferiva a «un frutto duraturo».
Serve a poco avere una Chiesa ampia mille chilometri, ma profonda solo pochi centimetri. Ecco perché il Grande Mandato è fare discepoli, piuttosto che convertiti. Alcuni anni fa stavo predicando dal mio buon amico Luke Brough, che è pastore della chiesa Elim di Auckland, una delle congregazioni più grandi tra tutte le denominazioni dell’Australia. In un intervallo tra gli incontri mi suggerà ¬ di andare al porto per vedere le barche che si erano radunate per l’America’s Cup.
La prima cosa che mi colpà ¬ fu quanto vicini alle imbarcazioni potessimo arrivare e anche quanto poco controllo di sicurezza sembrasse esserci. Dopo tutto, l’orgoglio delle nazioni dipendeva dal risultato della gara. Pochi momenti, dopo la nostra attenzione fu attirata da un turbine di attività a circa un centinaio di metri di distanza. Trapelò che una delle barche era in corso di sollevamento dall’acqua con una gru; immaginammo per una riparazione. Immediatamente comparvero gli addetti alla sicurezza che mi erano parsi assenti mentre attorno alla barca vennero tirate delle tende »€œ non intorno alla vela o al ponte, ma intorno alla chiglia.
Come avremmo dovuto capire, il segreto della navigazione vincente non dipende solo dall’esperienza dell’equipaggio o dalla forma dello scafo. Dipende primariamente dal disegno della chiglia. Ciò che era sopra la linea di galleggiamento era meno importante di quello che stava sotto la superficie. Sono le «cose invisibili» che fanno la differenza tra la vittoria e il fallimento.
C’era un tempo in cui se qualcuno mi avesse sfidato a misurare l’altezza di un albero, avrei istintivamente iniziato a misurare da terra fino in cima. Ora non più. La misura dell’albero dovrebbe essere presa dalla più bassa radice al ramo più alto.
Paul Yonggi Cho una volta raccontò di come era sempre frustrato per il traffico congestionato attorno ad un cantiere edile del centro della città sulla strada in direzione dell’edificio della sua chiesa. Il problema non era che il palazzo fosse in costruzione, ma che settimana dopo settimana sembravano fare pochi progressi. C’erano schermature di sicurezza dall’altra parte dalle quali si poteva sentire il rumore dei lavori e il frastuono dei martelli pneumatici ma, come conseguenza di quel clamore, nulla sembrava materializzarsi. Procedendo con la sua auto, accostò uno degli operai per chiedere che cosa stesse succedendo, e gli fu detto che tutti gli sforzi erano concentrati sulle fondamenta: «Poiché abbiamo intenzione di costruire fino in alto, dobbiamo assicurarci di scavare profondamente».
Dio non è contro la «grandezza». Dio ama la «grandezza» ed ha chiamato la Sua Chiesa alla grandezza, al favore ed alla crescita. Ma se c’è una cosa a cui Dio dà la priorità sulla «grandezza» nell’economia del Suo regno, questa è la «profondità ».
Questo libro tratta proprio di ciò. Non descrive i sette passi verso il successo o come costruire una Chiesa più grande. Parla di come formare un popolo più forte perché, come scopriremo in questo nostro viaggio insieme, un popolo più forte può essere beneficiario di maggiori benedizioni, di più grandi responsabilità , di sfide più grosse e, infine, di un successo più grande »€œ un successo duraturo.
Ho scritto numerosi libri, ma dovevo ancora scrivere qualcosa che credo sia cosà ¬ importante come i principi che condivideremo nelle prossime pagine. Il fatto che tu abbia scelto questo titolo significa che c’è qualcosa che ti ha gi spinto a fare un passo per imbarcarti in un viaggio »€œ un viaggio che affronteremo insieme nei prossimi capitoli.
John Glass